La storia della Sardegna è caratterizzata da molte dominazioni straniere, dovute principalmente dalla mancanza di unità del popolo sardo.

 

–Preistoria e periodo Nuragico

 

–Il primo insediamento e' datato più o meno tra i 500.000 e i 100.000 anni fa grazie aritrovamento, nelle vicinanze di Anglona / Perfugas, dei primi strumenti risalenti all'età della pietra

I primi ritrovamenti di ceramiche lavorate con ornamenti a forma di spirale, risalgono a un periodo datato tra il 6000 e il 4500 a. C e possono essere ammirate presso il Museo Nazionale di Cagliari.

Si susseguirono poi, a partire dal 4000 a. C , diverse fasi culturali, particolarmente degna di nota e' la cultura di San Michele ( dal luogo di ritrovamento di alcuni manufatti, la Grotta di San Michele a Ozieri ) che si protrasse fino al 2700 a. C.

 I Sardi neolitici vivevano sia all'aperto che in grotte, allevavano bestiame, utilizzavano strumenti in selce e in ossidiana di cui l'Isola abbonda, coltivavano cereali, conoscevano la caccia, la pesca e la tessitura.

All'inizio del 18 ° secolo a. C. nacque la cultura Nuragica che, ad oggi, presenta ancora risvolti poco conosciuti.

Più di 7000 nuraghi, in media uno ogni 4 km², centinaia di villaggi e tombe megalitiche sono la testimonianza di questa singolare civiltà mediterranea. Dalle testimonianze delle genti antiche con cui interagivano, i Nuragici furono sicuramente un popolo di guerrieri e di naviganti, di pastori e di contadini, suddivisi in piccoli nuclei tribali (clan). Andavano per mare, commerciavano coi Micenei, i Fenici, gli Etruschi. Furono gli abitatori della Sardegna per oltre un millennio su un territorio allora ricchissimo di boschi, acque, fertili valli. Il nuraghe era il centro della vita sociale delle comunità, ma oltre alle torri, altre strutture megalitiche caratterizzavano la civiltà nuragica: le tombe dei giganti (luoghi di sepoltura) e i pozzi sacri (luoghi di culto). Le grandi stele centrali delle tombe dei giganti (molte superano i 4 m di altezza) e la precisione costruttiva dei pozzi sacri dimostrano la complessità e la raffinatezza raggiunte da questa civiltà. 

–Dominazione Fenicio- Punica

 

Le dominazioni straniere iniziarono con i Fenici. intorno al 1100 a. C. arrivarono in Sardegna creando i primi rudimentali scali, caricando prodotti di poco peso e volume ma di grande valore: artigianato in vetro, oro, argento, stoffe e prodotti del legno

I popoli nuragici forse prevalentemente stanziati all'interno dell'isola, non videro subito questi stranieri come dei nemici, ma li considerarono, utili per ottenere mercanzie e manufatti in cambio di minerali e prodotti della terra che fino ad allora avevano avuto poco valore. I Fenici per proteggere i propri scali, occuparono una fascia di sicurezza nell'entroterra per una profondità di circa 20 Km, i nuragici distratti da guerre intestine, permisero ai Fenici di rafforzare l'occupazione con la costruzione di città di Solki, Bithia e Nora e la fortificazione di Tharros con possenti mura.

Si passo' a questo punto da una collaborazione commerciale ad una vera e propria dominazione militare.

Verso il 600 a. C. le popolazioni nuragiche reagirono, cercando di battere il nemico e cacciarlo dall'isola riuscendo ad infliggere notevoli sconfitte ai Fenici evitando scontri decisivi ma attaccando e dileguandosi rapidamente. i Fenici chiesero aiuto a Cartagine, colonia da loro fondata nel 814 a.C. circa e che rapidamente assunse un ruolo determinante nel Mediterraneo (detti anche Punici) L'isola divento una vera e propria colonia assoggettata completamente a Cartagine poi spodestata dai Romani i quali ottennero la Sardegna nel 238 a. C. al termine della Prima Guerra Punica.

–Dominazione Romana

Per lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla difficile convivenza con i nuragici e i fenicio-punici. Gradualmente si raggiunse una certa integrazione, anche se non furono rare le rivolte. I centri punici si romanizzarono e Karalis divenne la capitale della nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di monumenti, tra i quali l'esempio più notevole è probabilmente l'anfiteatro, Nel nord dell'isola, i Romani fondarono il porto di Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres, e fecero della cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di piazze, acquedotti e complessi termali.

Ma anche costruendo un regno di terrore senza precedenti fino ad allora. ,circa 100.000 sardi furono ridotti in schiavitù e trasferiti nelle provincie romane del continente. E la Sardegna trasformata in una sorta di colonia penale per la maggior parte. I Romani rimasero a lungo in Sardegna, in totale circa 700 anni.

Dopo la caduta dell'Impero Romano, la Sardegna fu occupata dai Vandali, 455 d.C. che mantennero nell'isola un presidio militare per circa ottant'anni, fino alla presa di potere dei Bizantini nel 534 d.C. La dominazione bizantina consentì importanti trasformazioni sociali e culturali. Durante questo periodo, il papa Gregorio Magno portò avanti l'opera di evangelizzazione della Barbagia dove erano ancora adorate le antiche divinità nuragiche. 

Nel corso dell'VIII e IX secolo la vita dei paesi del Mediterraneo fu sconvolta dall'espansione degli Arabi. La Sardegna, perso ogni contatto commerciale e politico con Bisanzio, restò isolata di fronte agli attacchi dei musulmani: i centri costieri venivano continuamente saccheggiati, gli abitanti catturati e venduti come schiavi.

Iniziò così lo spopolamento delle città e dei villaggi sulla costa, poiché le popolazioni si spostarono verso l'interno alla ricerca di luoghi più sicuri. Agli inizi dell'IX secolo la pressione degli Arabi si fece ancora più minacciosa e i sardi abbandonati da Bisanzio dovettero darsi una organizzazione politica autonoma per fronteggiare la minaccia musulmana: fu questa, molto probabilmente l'origine dei Giudicati.

–I Giudicati e la dominazione Spagnola

La Sardegna fu divisa in zone che, nel tempo, divennero autonome rispetto al potere centrale bizantino e si diedero istituzioni amministrative e politiche proprie: nacquero così i quattro Giudicati di Cagliari, Torres, Arborea, e Gallura.

Nel 1015 d. C. A seguito della richiesta dell'allora Papa, le città' stato di Pisa e Genova ingaggiarono delle cruente battaglie per liberare l'isola dall'occupazione saracena.

Pisa e Genova frattanto dopo aver sconfitto gli Arabi al fianco dei Giudici sardi si sentirono autorizzate a chiedere loro concessioni di vario genere. Ebbe così inizio una progressiva infiltrazione pisano-genovese nell'isola. Questa presenza fu rafforzata dall'arrivo di molti esponenti delle famiglie nobiliari di Pisa e di Genova: i Visconti a Cagliari, i Malaspina a Bosa, il conte Ugolino di Pisa a Villa di Chiesa (Iglesias).

L'insediamento di questi nobili coincise con l'arrivo di mercanti e uomini d'affari, che contribuirono allo sviluppo del commercio in tutta la Sardegna. Il processo di insediamento nobiliare non avvenne in modo pacifico: tra le due repubbliche marinare si crearono forti rivalità che coinvolsero anche le dinastie dei quattro Giudici.

Con il passare del tempo i giudicati dipesero sempre più da Pisa e Genova, sia sul piano economico sia su quello politico e, alla fine, persero uno alla volta la propria indipendenza.

Il primo Giudicato a cadere in mano straniera fu quello di Cagliari: la sua capitale, Santa Igia, sorta nell'entroterra cagliaritano per difendersi dagli Arabi, fu distrutta dall'esercito pisano.

Circondata da mura, la nuova città (Kastrum Karalis) sorse su una collina adiacente e assunse da quel momento un ruolo di primo piano nelle vicende politiche ed economiche dell'Isola. L'antica Kastrum Karalis è oggi il quartiere di Cagliari chiamato Castello: del sistema fortificato pisano rimangono imponenti bastioni, le torri dell'Alberti, dell'Elefante e di San Pancrazio; il castello di San Michele, recentemente restaurato.

Qualche anno più tardi cadrà il giudicato di Torres, in parte assegnato a famiglie genovesi, in parte annesso al Giudicato di Arborea.

Nel 1297 la Sardegna entra a far parte dell'orbita aragonese.

Solo Eleonora d'Arborea riuscì ad opporsi agli Spagnoli e per un determinato periodo riuscì a conquistare il controllo di quasi tutta l'Isola.

Nel 1403 la morte della Giudicessa segna la fine dell'autonomia dei Sardi: inizia l'era spagnola, 241 anni di carestie, crisi sociali e sfruttamento.

 Periodo in cui la peste e la malaria devastarono l'isola, gran parte della popolazione si trovava in condizioni di estrema povertà mentre una piccola élite godeva di grandi privilegi.

–I Savoia e il Regno di Sardegna-Piemonte

Dal 1713, l'isola divenne parte del ducato austriaco.

Nel 1720, con il trattato di Londra, l'isola passò ai Savoia e Vittorio Amedeo II divenne re di Sardegna. 

Nella seconda metà del XVIII secolo l'atteggiamento politico dei Savoia cambiò: il nuovo re, Carlo Emanuele III considerò definitivo il possesso della Sardegna; tutto ciò si tradusse in un impegno nuovo, indirizzato a modificare le condizioni dell'Isola.

Venne adottata la riforma dei Consigli Comunitari creò organismi di villaggio in grado di contrapporsi al potere feudale e di limitarne gli abusi.

Nel 1760 si stabilì l'obbligo dell'uso della lingua italiana, che avrebbe dovuto sostituire lo spagnolo nelle scuole e negli atti ufficiali.

Nel 1847, su richiesta delle classi dirigenti sarde, ci fu l'unificazione di Sardegna e Piemonte sotto un'unica legislazione; l'Isola rinunciò alla propria autonomia e accettò leggi e modi di amministrazione diversi da quelli che avevano regolato per secoli la sua vita.

Portarono grande disagio l'istituzione del servizio militare obbligatorio, che sottraeva alle famiglie il prezioso aiuto dei figli maschi, e i pesanti tributi fiscali che gravavano soprattutto fra i tantissimi piccoli proprietari terrieri, ridotti sul lastrico.

La speranza del governo sabaudo di conquistare la fiducia e il consenso dei Sardi non si realizzo: gli squilibri provocati dai Piemontesi favorirono solo sospetto e rancore nei confronti dello stato.

–Le guerre Mondiali, la Nascita della Repubblica e l'Autonomia Regionale

Nel 1915 iniziò per l'Italia la Prima Guerra Mondiale e anche la Sardegna, pur avendo moltissimi problemi, diede il suo contributo di vite e di mezzi. La maggior parte dei soldati sardi, per il 95% contadini e pastori, fu arruolata nella "Brigata Sassari" che nel corso della guerra ebbe modo di distinguersi in molte imprese.

Nel corso degli anni 1919-22, la situazione politica nazionale fu sconvolta da una serie di eventi importanti, la nascita del partito cattolico, di quello comunista e del partito fascista.

Con l'ascesa al governo di Mussolini,l'azione fascista si fece più intensa, con scontri e spedizioni punitive contro avversari socialisti, popolari e sardisti.

Se pur in un clima di repressione la Sardegna conobbe un periodo di grande trasformazione vennero effettuate grandi opere di bonifica e incoraggiato lo sviluppo delle miniere dell'Iglesiente e lo sfruttamento delle risorse di carbone nel Sulcis, dove nel 1938, fu creata la nuova città di Carbonia. Ancora oggi e' possibile visitare le miniere non più attive.

Nel 1940 con l'iniziò della Seconda Guerra Mondiale, l'Isola subì subito le conseguenze economiche del conflitto: l'insularita' e il controllo del mare da parte dei nemici limitò la possibilità di commercio e la Sardegna fu costretta a contare soltanto sulle sue modeste risorse. Dolorosa e pesante fu anche la partenza di migliaia di giovani, inviati a combattere, a morire o ad affrontare la prigionia. Circa 14.000 giovani persero la vita, numero che paragonato alla popolazione totale della Sardegna fu la più alta percentuale di tutta l'Italia.

Dal 1943 anche la Sardegna conobbe gli orrori della guerra, le città di Olbia, La Maddalena, Alghero, Porto Torres e Cagliari, furono dilaniate dai bombardamenti alleati; Cagliari fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati.

La caduta del fascismo (1943) e l'armistizio liberarono l'Isola dalle truppe tedesche prima della fine della guerra. In quegli anni la direzione, politica, amministrativa e militare fu affidata ad un alto commissario affiancato da una consulta.

Con il referendum del 2 Giugno 1946, l'Italia diventa una Repubblica e nel 1947 la Sardegna, insieme a Sicilia, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta, fu riconosciuta dalla costituzione come regione a statuto "speciale", tenuto conto della sua specificità, storica e culturale.

Nel 1948 ebbe inizio la vita della Regione Autonoma della Sardegna; la prova più importante che il governo politico isolano dovette affrontare fu quella di favorire la rinascita economica e sociale dell'isola.

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